Una testa tra le mani,
di nero vestita
ascolto.
Il silenzio pervade ed invade.
Un silenzio di parole
vita
fiamma
caldo
freddo.
Il silenzio non tace.
Parla parole taciute e
pronunciate.
Parla domande non poste,
risposte non date,
fuggite,
taciute.
La fronte sul cuscino
la notte m’avvolge, densa;
ascolto.
Ascolto domande,
ascolto risposte; nulla cambia:
io so.
I sogni sono per il domani,
sogni fragili invadono l’ateo di vita.
l'ateo di coraggio
di forza
di certezze.
La forza che manca diviene
sogno,
diviene il domani migliore.
Attesa d’azione esterna
miracolo
indipendente.
Le mani parlano alla fronte,
raccontano sogni perduti;
coraggio
presente
forza
vita
verità:
risposte.
Ho il coraggio?
Ho il presente?
So affrontare realtà
cuore
amore
vita
caldo
freddo?
L’anima chiede d’entrare,
mi parla,
mi vuole,
mi pretende.
So rispondere alla mia anima,
in questa notte,
in questo cuore
amore
dolore
buio
colore?
Si, anima.
Ti rispondo.
Sono qui.
In ascolto.
Dimmi ciò che sono
e prenderò coraggio.
Non so chi leggerà cosa in queste parole, da quel che vedo é sempre molto soggettiva l'interpretazione di ciò che viene scritto. Ma le mie mani hanno una loro personalità: scrivono. Spesso da sole. Scrivono parole, e le parole sono il nostro mezzo per parlarci, per convincerci delle cose. Solo poi servono per comunicare ad altri. Io faccio così, ma fanno così anche le persone che conosco. Si parlano, si convincono a parole di essere in un certo modo, di desiderare una certa cosa. Siamo sapiens sapiens, c'illudiamo di sapere tutto. Io non so niente, ho abbandonato tutto ad eccezione di me stessa. Ed é una grandissima fatica. Guardarsi, ascoltarsi, cercare di capire cosa si prova davvero. Non quello che vorrei provare, ma quello che provo. Non quello che vorrei volere, ma quello che voglio. Tanto di ciò che trovo é molto meno bello di quello che mi racconto, ai miei occhi divengo una persona peggiore. Meno perfetta. Eppure vera. Eppure, forse, più perfetta. Perché più Simona e meno altri. Più anima e meno modi. Fa male. Fa molto male. Ero riuscita anche a trovare il modo, la via per allontanarmi dal dolore, avevo trovato le parole giuste. Ma erano parole false. Io provo ciò che provo. Forse passerà, ma io non credo. Non lo credo perché sono io questo sentimento. Sono io questo presente. Potrei fuggirmi, nascondermi, compensare con altro. Sarebbe (forse, molto forse) meno doloroso. sarebbe anche più convincente, più razionale. Ma sarebbe tradire me stessa. Ho tradito e sono stata tradita abbastanza. Non posso più farmi questo. Devo vivermi per quello che sono, e sono anche quello che provo. Non sono ancora molto brava, ci vorrà molto tempo, forse non mi basterà tutta la vita, ma di vita ne ho gettata via fin troppa, e sempre per la stessa ragione, per mascherare quello che provavo ero volevo sentivo. L'ho coperto con le sostanze, poi ho trovato altri modi per tenere la testa occupata, lontana, ma la ragione era ed é sempre la stessa: far tacere la verità che mi porto dentro, perché troppo difficile da affrontare.
Chissà, chissà se questa, finalmente, é la volta buona. Mi aiuto con la meditazione, mi applico, mi aiuta ad ascoltare, semplicemente ascoltare. Quando ascolto, non devo neppure pormi domande. Chissà se ho spiegato i versi di prima o se li ho resi più confusi...