Bene, é successo. Ho impiegato settimane a suturare le ferite, ho retto fino a questo pomeriggio (anche se già iersera ho avuto la prima defaillance), poi, improvvisamente, ho sentito, letteralmente, saltar via i punti. Puf. Di é venuta da me a dire che se volevo andare all'aperitivo con gli altri, tranquilla, lei non veniva. A me non sarebbe importato che venisse, non più di quanto m'importasse di altre cose, ma poi, di colpo, sono saliti i ricordi, le emozioni, tutti in una volta, tutti insieme. In metropolitana ho provato la sensazione di andare allo Iulm, dove abbiamo conosciuto Ma, dove tutto é iniziato, ed é stata la fine. Volevo solo scappare da tutto quello che sentivo, correre più veloce delle emozioni, ma ho perso. Mi hanno raggiunto, presa, avvinghiata, stritolata, ed ho provato un dolore così profondo, intenso. Non ho saputo neppure trattenere le lacrime fino in casa, sono sfuggite al mio controllo appena scesa dalla metro. Mi sono odiata per quello che provavo, per non essere riuscita a gestire il dolore. Poi sono entrata in casa, ed é stata la fine. Le foto, i mobili, le discussioni per ogni pezzo, la speranza dietro ogni gesto, acquisto, i profumi dei ricordi, e nessuno con cui condividere. Nessuno. E' la prima volta che mi capita, nella vita intera, di non avere anima viva con cui condividere qualcosa. Ho sempre avuto la fortuna, anche quando ero in un posto nuovo, di fare amicizie velocemente. Ma c'era sempre un ambiente sociale in cui interagire, scuola, corsi, lavoro. Ora non lavoro, dal corso sono letteralmente fuggita per paura di scoppiare a piangere, e mi ritrovo con il mio dolore che vorrei spegnere. Non riesco a fumare, non riesco neppure a bere una birra, sono oltre ciò che ho mai provato. Non ho voglia di fare cazzate e quindi sono costretta a vivere attimo per attimo quello che provo. Eppure darei l'anima per spegnere il dolore. Ci ho creduto, ho davvero creduto che ce l'avrei fatta a sopportarlo. Ma poi... poi sono saltati i punti. Troppo freschi, troppo grande la ferita, troppo grande l'investimento perso. Troppo tutto. Altro che balzi, forse é meglio se mi ritiro per un poco e mi lecco le ferite. Sono stata troppo occupata, pensavo di aver riflettuto a sufficienza, che aver capito fosse sufficiente, ma capire non sempre basta. A me non é bastato. E di domani non ho voglia. Voglio solo tornare a casa mia e restare sola, finire la casa e prendere i gatti. Riprendere una parvenza di regolarità, avere qualcosa a cui aggrapparmi. Una speranza, qualsiasi cosa che non sia silenzio. Silenzio d'anima, silenzio di voci, silenzio di cuore. Mi ha chiamata Di (avvertita da Ma, quanto é paradossale!) a dire che se volevo potevo parlare con lei. Bella scenetta, noi sul nostro divano che discutiamo di quanto sto male perché ha ucciso i miei sogni, la mia realtà. Perché no? Ha detto sfogati, mandami a cagare. Ma non ho nessuna voglia di mandarla a cagare. Non é questo che mi serve, non é questo che voglio. Non me ne frega niente di mandarla a cagare, quello che provo va ben oltre questo. Posso capire ha detto. No. Non puoi capire. Tu non puoi capire. Tu non hai mai provato dolore vero, non hai idea di che faccia abbia la disperazione. Grazie a dio, ma non lo sai proprio. E spero tu non lo debba sapere mai, davvero.
E' che non é solo la casa, Di, il corso... é anche l'Italia, gli italiani... cazzo odio gli svizzeri. Sono di vedute strette, provinciali, tutto lì é inquadrato ed incassettato con un etichetta... E' quando ho realizzato questo, che avrei dovuto vivere in un paese straniero, che é definitivamente crollata la diga. Che testa di cazzo che sono!