Siamo in casa mia, sul letto, nude. Un mio braccio le cinge la vita, ha la pelle morbida, calda, ed il respiro è quello regolare del sonno, del riposo sfinito che segue l'amore. Amore dolce, profondo, intenso. La guardo dormire e mi scoppia il cuore. L'amo profondamente, soprattutto l'amo perché ha estratto il mio cuore dormiente ed è riuscita ad incendiarlo. Nei piccoli gesti, nel suo essere se stessa, nel fuoco che sa dare. IL mio sguardo troppo intenso deve averla svegliata, perché si volta a guardarmi, e prima ancora delle sue labbra mi sorridono i suoi occhi. Blu. Profondi occhi color del mare. Più profondi, pieni di una vita che mi mancava, pieni di sogni e di molta realtà. E pieni anche di me. Ha i capelli castani, corti, con un caschetto che le arriva poco più giù delle orecchie. Le danno l'aspetto furbo, e maschera la sua professionalità. Mi dice "ciao amore" ed appoggia la sua testa sul mio petto, lieve peso che accolgo volentieri.
Di scatto si alza e va in cucina "preparo la colazione" dice sparendo alla mia vista (ah, dolce vedere... corpo esile ma tonico, vibrante vitalità, pelle chiara e liscia, ed un sedere da farci il bagno!). La sento armeggiare con le pentole "ma cosa fai?" "sorpresa!"
Passa poco che le mie narici sono invase dal profumo di uova strapazzate e dal pane caldo, ed eccola riapparire con un vassoio (quello de "Le Chat Noir"). "ma sono le 4 di mattina!" "e allora? Io ho fame, e se ti conosco anche tu!" Ebbene sì, ho fame, molta fame, fame di cibo e fame di lei. Non mi stancherei mai di cibarmene. Chi ha detto che l'amore perfetto è uno? L'amore perfetto è quello che si vive. Punto. Lei è il mio amore perfetto, lei è ora.
Sul vassoio c'è di tutto: succo di pompelmo, caffé, uova strapazzate, toast imburrati... "che ben di dio, dopo servirà del movimento per smaltire tutto ciò" "e per cosa credi che l'ho fatto?" risponde maliziosa.
Nella sua divisa da medico, tra le corsie d'ospedale, non diresti mai che sotto quell'aria professionale si nasconda questa lince. Ebbene sì, io lo sapevo. L'ho visto subito... E' stato il salto che ha fatto il mio cuore a dirmelo. Era Lei. Doveva essere Lei.
Quando Olivia mi cammina sulla testa per avere la sua di colazione, mi sveglio con il sorriso. E' da ebeti, lo so, eppure mi pervade un senso di pace interiore che solo la certezza sa dare. Forse non avrà i capelli castani, forse non avrà gli occhi azzurri, ma ci sarà lei, e tanto sarà sufficiente.
Poi vado in ospedale, aspetto gli ultimi referti di mia sorella, c'è la riunione di oncologia in cui valutano tutte le possibilità. Entra in camera l'infermiera seguita dal medico. Ed ecco che il mio cuore perde quel battito che ha perso questa notte. Lei. Stessi capelli, stessi occhi blu mare, stessa aria professionale con riserva. Perde un secondo di troppo nei miei occhi, e li perderà anche dopo, mentre racconta alla famiglia l'esito degli esami. Ed i miei sono lì, perché la morte non deve offuscare la vita. La morte non deve togliere la speranza, e poi, perché il mio cuore sta andando in bradicardia!
So che lo sente, anche se non perde il filo e non si distrae. "Come fare?" Dopo la dimissione di mia sorella la seguo e le chiedo di parlarle... in altre circostanze non l'avrei fatto, avevo capito già stamani tutto ciò che c'era da capire. Ma volevo capire lei. Lei, che passa subito al tu, che sorride cercando di non farlo. La guardo negli occhi e ancora non ci credo! Io stanotte ho fatto l'amore con questi occhi! O era fra tre mesi? La bradicardia non mi permette più di farmi venire in mente altre domande che non siano stupide, e quindi la saluto, forte del pensiero che se è scritto non saranno le mie parole, ora, a cambiare il corso. Lei mi saluta con un "ciao" che di professionale non ha proprio nulla, stringendomi la mano quell'attimo più del dovuto. Mi giro e mi allontano per il corridoio, verso l'uscita, ma cara dottoressa dal cognome tedesco e l'accento partenopeo, prima o poi mi rifaccio viva!