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venerdì 5 febbraio 2010

Gentilezza

Prima di sapere davvero cos'é la gentilezza
devi perdere cose,
sentire ilt uo futuro dissolversi in un attimo,
come sale in un brodo allungato.
Quello che avevi in mano,
su cui contavi, che conservavi con cura,
Tutto deve andarsene, in modo che tu Sappia
quanto possa essere desolato il panorama
tra le regioni della gentilezza.
E viaggi e viaggi,
pensi che il bus non si fermerà mai,
che i passeggeri che mangiano pollo e mais
fisserenno per sempre fuori dal finestrino.

Prima d'imparare il tenero peso della gentilezza
devi viaggiare fin dove l'Indiano nel poncho bianco
giace Morto lungo la strada.
Devi Capire che potresti essere Tu,
che anche lui era qualcuno
che viaggiava nella notte, con i soli Progetti
e il Respiro a tenerlo in vita.
Prima di conoscere la Gentilezza
più profonda che hai dentro,
devi conoscere il dolore, l'altra cosa più profonda.
Devi svegliarti nel dolore,
devi Parlargli finché la tua voce
non catturerà i fili di Tutti i Dolori
e Vedrai di che misura é la Veste.

Allora resta solo la gentilezza ad avere un senso,
solo la gentilezza che ti allaccia le scarpe
e ti manda fuori nel mondo a spedire lettere, a comprare il pane,
solo la gentilezza che, tra la folla del mondo,
alza la testa e dice:
"sono io che cercavi"
...e poi ti accompagna ovunque,
come un'ombra, come un amico.

N.S. NYE, Kindness

Che dire di queste parole? Che dire? Vivo queste parole perché sono le sensazioni che mi portano avanti, che mi tengono aggrappate all'oggi, che mi permettono di non fuggire dalle domande che mi pongo, che portano a cercare una risposta. Fuggire dalle domande che provocano dolore ne procura altro. Io son fuggita, le mie novie pure, ed il risultato non é stato granché. Ora mi bagno le mane e i piedi con la sofferenza che provo, guardo negli occhi l'amore che provo e gli sorrido, sono gentile con il mio cuore che non smette di battere e lui mi tratta bene, mi pemette di sentire il respiro, guardare la neve, provare speranze. Se tenessi ancora nascoste le domande, e con esse le risposte su ciò che sono, sento, provo e desidero, il dolore mi strangolerebbe. Così gli permetto di vivere, e lui mi ringrazia dandomi ossigeno. E nel fondo la vedo, la gentilezza che a volte emerge, che esiste anche per chi mi crea danno. Quindi perché no? Non fuggiamo dal dolore, non fuggiamo dalle domande difficili, le risposte saranno sempre meglio del tarlo, sempre meglio un dolore reale di uno immaginario. Quello reale si placherà, quello immaginario...chissà.

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