Ricerca personalizzata

Preferenze Di Sistema

Questo blog non ha controindicazioni note, non entra in conflitto con altri sistemi ad eccezione dei sistemisti estremi. E' vietata la lettura ai maggiori di età variabile ma non intende indurre alla crescita di nessuno. Non comporta modifiche nella selezione naturale della specie e non emette radiazioni nocive. L'interazione é accettata da chiunque non abbia altro da fare. I reset verranno esclusi automaticamente dal sistema di monitoraggio interno. Non consumare prima dei pasti.

venerdì 13 novembre 2009

Solitudine

La solitudine non ha niente a che fare con uno stato oggettivo, é forse la sensazione emotiva più frequentemente dissociata dal mondo esterno che l'uomo conosca. Malgrado la mia "amata" Wikipedia definisca la solitudine come "condizione umana nella quale l'individuo si isola o viene isolato dagli altri esseri umani", io mi sento di dissentire , perché non é necessario che siano gli altri ad isolarci per sentirci soli, e la decisione di isolarci non per forza ci farebbe sentire soli. La solitudine a volte prende lo stomaco a prescindere da quante persone abbiamo intorno, e a prescindere dal desiderio che abbiamo di sentire che gli altri ci siano vicini. Non c'è nulla da fare, a volte ci sentiamo soli, soprattutto quando vorremmo essere con qualcuno e qualcosa ce lo impedisce. Basta un momento delicato, situazioni di stress prolungato, problemi che si accavallano, e una parola detta al momento sbagliato apre la porta alla voragine della solitudine, al senso di non appartenenza, di isolamento dagli affetti...
Parlando di me, posso dire che quando mi sento sola mi si chiude lo stomaco in una morsa di dolore fisico, e provo una stretta all'inguine, come quando provo forte gelosia. Mi sento in trappola, chiusa in una gabbia dalla quale faccio fatica ad uscire, anche quando gli altri mi tendono una mano, perché nel momento in cui mi sento sola, l'aiuto degli altri mi sembra una scusa, poco spontaneo, un modo per pulirsi la coscienza; ma tutto questo avviene in genere solo dentro di me, é un viaggio che faccio da sola e dal quale, una volta entrata, fatico ad uscire. Io perché faccio fatica ad accettare il senso di solitudine, l'ho provato per tutta l'infanzia e quando lo sento scappo a gambe levate, non l'accetto e quindi ci cado dentro. Altri magari non lo riconoscono e finiscono sostanzialmente nello stesso modo. Difficilmente ho incontrato persone che reagiscono con equilibrio a questa sensazione. 
Ecco perché quando una di noi resta sola, anche se lo fa per una ragione molto valida, io tremo. Tremo perché le reazioni sono di chiusura, isolamento dagli affetti e paura di pesare alle altre. Stupidate, ma le ho vissute io, le ha vissute MA e le ha vissute DI, risultato: non sono stupidate... Sono vissuti pesanti, ed é in questi momenti che ognuna di noi deve tirar su le maniche e faticare per riprendere la "dispersa" del momento. Dobbiamo imparare ad avere una fiducia nelle altre che ha del disumano. Giuro che io mi violento spesso, faccio una fatica imperiale a mettere da parte le paure ancestrali che mi assalgono, e a non difendermi dalla lontananza che chi soffre può mettere, ma LO VOGLIO... uffa... o usti, come dice il mio (credo di poterlo definire così) amico Ser. E' difficile!!!! Quando da fuori ci prendono per pazze, mi chiedo, come dargli torto?

Lettori fissi