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lunedì 16 novembre 2009

Parole


Le parole sono vuote.
Le parole sono solo una sottile cornice dell'esistenza, un accessorio con cui abbelliamo le nostre idee, i nostri gesti, emozioni, sentimenti. Ci servono per comunicare ad altri le nostre intenzioni, ma non ci vincolano a nulla. Posso trasmettere ciò che penso, ciò che desidero far capire, sapere, ma una volta pronunciate si dissolvono nella stessa aria di cui le mie corde vocali si sono servite per trasmetterle, le parole.
Quando ancora non esisteva la carta stampata alle parole bisognava affiancare un gesto, una stretta di mano, altrimenti l'intesa non era completa. Perché le parole svaniscono nel nulla.
Se per sbaglio il mio dito finisse sul tasto [Del] tutto ciò che ho scritto verrebbe cancellato, spazzato via nell'oblio dell'etere, senza lasciare traccia, forse un ricordo per chi avesse letto, ma niente di più. Posso fare promesse, ma chi ci crede alle promesse? Con tutta la buona volontà che ho in cuore, con tutta la fiducia che posso provare per il mio prossimo, come posso credere [veramente] ad una promessa? Posso credere nella buona fede di chi la pronuncia, ma passerò comunque tutta la vita a controllare che questa venga mantenuta, e più sarà importante e più starò con gli occhi aperti. Perché le parole sono vuote. E tali rimangono.
Quello che cambia la vita é altro. Sono i gesti, le azioni. Non credo sia un caso se un'intera filosofia é stata costruita per millenni sul risultato delle nostre azioni, dei nostri gesti, su come qualcosa che faccio io in questo momento preciso possa influenzare qualsiasi aspetto del mondo in un momento futuro. Perché anche senza volere, nel momento in cui compio un gesto qualsiasi sposto degli equilibri fisici nel mondo. Se pronuncio la frase "ti solleverò" posso anche non farlo, dirlo non mi vincola all'azione (semmai alla mia coscienza) ma se ti prendo e ti sollevo, il mio gesto ha modificato lo stato delle cose, ed é irreversibile, non potrò mai non averlo fatto
Se io dico "ti starò accanto qualsiasi cosa accada", non ha senso, anche perché se lo avesse non ci sarebbero tutti i divorzi che ci sono e il matrimonio acquisirebbe un significato diverso; forse lo dico credendoci, e credendoci davvero, ma poi la persona a cui lo dico mi deve vedere lì, un giorno dopo l'altro, al suo fianco. Ma se tu mi vedi giorno dopo giorno, sempre lì, accanto a te, e vedi che qualsiasi cosa accade io ci sono, al tuo fianco, sempre, semplicemente... allora potremo smettere di parlare, far tacere le promesse e le parole, placare le paure, vivere la vita agendo l'una sull'altra, con naturalezza, senza abbellire la nostra vita con parole superflue, ma per quello che é.
Insieme. Senza parole.

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