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domenica 25 ottobre 2009

Fiducia


Annette Baier ritiene che vi sia una sottile differenza tra fidarsi di qualcuno e credere in qualcuno. La differenza risiede nel fatto che quando ci fidiamo di qualcuno possiamo essere traditi, mentre se crediamo in qualcuno/qualcosa possiamo solo restare delusi. Carolyn McLeod approfondisce il pensiero in questi termini: puoi credere nel fatto che un orologio ti dica che ore sono, ma se si rompe difficilmente ti sentirai tradito. Non ci fidiamo quando non crediamo in una persona, esprimendo sfiducia, perché una persona, al contrario dell'orologio, é in grado di tradirci. Di conseguenza credere é diverso da fidarsi, perché chi si fida deve poter mettere in conto di essere tradito. 
Scostandoci dai pensieri filosofici, mi piacerebbe davvero capire perché per l'uomo é così difficile fidarsi degli altri. Specialmente, quando sentiamo queste persone vicine, o quando amiamo. Più siamo coinvolti, e più abbiamo paura del tradimento. In buona parte può derivare dal discorso di ieri, in cui si parlava della paura di perdere l'amore, ma vi sono molte altre sfaccettature. Quanti di noi rimangono in attesa, aspettando un segnale, un illuminazione che ci dica "ecco", da questo momento in poi ti puoi fidare. Ma arriva davvero? Non é forse una cosa che deve nascere in noi, nel profondo, una violenza nei confronti delle nostre paure di autoconservazione? Non é forse che la fiducia é un canale a doppio senso? Se non ti fidi, non mi fido... E quindi? Quando ti fidi? No, spesso aspettiamo, ci sediamo a vedere cosa avviene dall'altra parte del mondo, attendiamo, e quest'attesa spesso si tramuta in infinito, in qualcosa anche di tremendo, di atteso come il tradimento. Perché non é forse vero che ci sentiamo più liberi di tradire quando nessuno si fida di noi? Quindi: io aspetto che tu ti fidi, tu aspetti che io mi fido, non lo fai e io mi fido meno, senti la mia sfiducia e ti allontani... ed io ho loa conferma che non mi dovevo fidare. 
No. La fiducia é faticosa, e come tale va vissuta, ma tenerla per se, in amore come in amicizia, significa tenere per se la propria anima, non lasciarsi andare, perdere così i tesori più nascosti degli altri. La fatica di fare dei gesti non ha confini, le nostre fatiche sono scogli spesso altissimi, ma cosa significa, che non vale la pena di vedere il mare? Che perdo il lato più bello di quello che ho? Che vivo il mio tempo aspettando di perdere qualcosa che, se non mi fido, mai potrò possedere o conoscere? 
E se la vita finisse domani, e per paura di fidarmi non avessi mai vissuto? Fidarsi non ha solo a che fare con il nostro "fuori", perché fidarsi di sé rappresenta un altro capitolo gigantesco, senza il quale non é nemmeno possibile pensare di fidarsi di altri. 
Forse é per questo che ci fidiamo poco, come razza siamo scarsi di fiducia in noi stessi. Ma é sempre stato così? 

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