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lunedì 19 aprile 2010

Libertà


E' da ieri che cerco le parole per descrivere quello che provo, la sensazione che mi pervade in questi giorni, ma devo dire che difficilmente riuscirei a descriverla meglio di quanto non faccia questa immagine. 
Ritrovare il proprio essere, il proprio equilibrio, indipendentemente dai fattori esterni che possono interferire, ferire, far soffrire, ho ritrovato chi sono, chi ero, e chi non ero più. Ho ritrovato il coraggio di essere quella che sono, trovando il coraggio di aprirmi alle persone, anche a coloro che non conosco bene, o che conoscevo un tempo, e Si è tornata. Il mio antico spirito combattivo, la mia irrefrenabile voglia di vivere, il mio cercare soluzioni in luoghi che molti ritengono inaspettati, eppure... Eppure l'aver ritrovato fiducia in me stessa sta portando grandi risultati, affetti, conoscenze. Mi permetto di seguire il mio istinto e nonostante le sofferenze di questo periodo e le difficoltà che non posso modificare, ho trovato persone magnifiche, che non probabilmente ma sicuramente non avrei neppure cercato mesi fa. E non le avrei cercate convinta di avere tutto ciò che volevo. Ma non era così, era la mia convinzione. Ma mai sono stata più d'accordo con la frase "non siamo isole". Ed è questo che mi fa star bene, non essere un'isola. Mi ero convinta che una relazione esclusiva fosse quello di cui avevo bisogno, che cercavo, che l'essere accudita fosse il massimo, che l'avere qualcuno che "viveva per me" fosse una cosa fantastica. Ma mi sbagliavo. E' fantastico l'amore, è fantastica la condivisione, è fantastico avere qualcosa di speciale, ma non è fantastico diventare isole disperse nel mondo, non avere amici veri, non esporsi al mondo, non rischiare. Nella mia ricerca ho trovato dei "no", ma molti "si". E stanno arrivando tutti insieme, perché non ho desistito. Ad ogni porta chiusa ne ho aperta un'altra, e continuerò ad aprirne, e ad aprirmi. Finalmente mi è passata la paura che mi ha accompagnata per tutta la vita, che la gente mi facesse male. C'è chi ci fa male, ma per ognuno che ci ferisce ce ne sono altri che non lo fanno. Il vedere in uno specchio la propria vita è un'esperienza micidiale, ma per quanto faccia male, è stupendo, perché a me personalmente ha sciolto gli ultimi nodi, dandomi la sicurezza di credere negli altri. 
Ieri ho perfino ascoltato a cuor leggero le canzoni di Ma e Di (detestavo l'idea di non riuscire più a sentire la mia musica!), ed erano solo belle canzoni, niente più dolore, senso di perdita, senso di vuoto. Solo musica, bella musica. E per quanto sono emotiva io, per quanto sono legata alla musica ed ai profumi, questo significa libertà. 
Come ho fatto?
Sono andata avanti.
Un passo alla volta, piangendo se c'era da piangere, ridendo se c'era da ridere, e cercando di fuggire il meno possibile dalle mie sensazioni, dai miei errori, da me stessa. La rabbia è diventata accettazione, poi comprensione, poi tristezza, e poi si è dissolta. Rimangono affetto, ricordi preziosi, sia quelli belli che quelli brutti. Da un lato, soprattutto quelli brutti, da non scordare, da tenere come monito, come lezione su come sono fatta, sulle mie debolezze, sui miei bisogni. Ho imparato a guardare me, e questo mi ha liberata. E sono molto contenta di quello che è successo, tanto da dire "per fortuna" che è andata così. Perché avevo perso le redini della mia esistenza, di chi ero. Di quello che sono in grado di essere come persona, in bene ed in male. Avevo creato una dipendenza... ancora, e ancora una volta mi sento come uscita di comunità. E qualcosa, in fondo all'orecchio, sussurra che mi sa che nemmeno questa sarà l'ultima... Spero solo di accorgermene prima questa volta, per non intessere altre relazioni in cui ci si fa del male a vicenda, nonostante l'amore. Ma l'amore senza aria soffoca come la fiamma di un cerino. Mi sento molto responsabile, ma purtroppo non ero in grado di vedere. Spero di aver imparato qualcosa in più, di poter dare altro la prossima volta che l'amore busserà alla mia porta. Di saper dare me.

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