Ed eccoci, è Pasqua, dicono. A parte alcuni ricordi da bambina, non l'ho mai considerata una festa, eventualmente un occasione per non andare a scuola o al lavoro. In queste lande, o meglio in questa famiglia, la Pasqua è un giorno come un altro. Mi stupisce sempre ricevere gli auguri per la pasqua, anche perché in genere non so nemmeno che lo sia. Eh, la cultura... Ad ogni modo domani Misa ha invitato figlie e compagni e sorella ad un brunch. Ed ha chiesto ad ognuno di portare qualcosa di fatto in casa. Io mi sono lanciata in un esperimento: Cheese Cake. Io e Di avevamo provato a farne uno tempo fa, anche per un brunch organizzato con amici, ma la torta risultò quel tantino pesante! Buona di gusto, ma dopo due forchette lo stomaco chiedeva pietà. Colpa della Philadelphia che viene usata a queste latitudini, troppo pesante. Allora ho fatto un paio di ricerche, e trovata una newyorkese ho escogitato questa nuova ricetta con una parte di Robiola (quella ticinese devo dire che non è niente male) e una parte di caprino fresco. Quindi sono uscita a comprare gli ingredienti, preparo tutto in cucina e... oh boia! E dove mischio tutto? Non ho un recipiente! Quando si mette su casa, è ovvio che i primi tempi saltino sempre fuori cose mancanti, e a me mancava proprio l'ingrediente principale, una ciotola capiente in cui mixare gli ingredienti. Dopo attenta riflessione e dopo aver aperto tutti gli armadietti della cucina trovo finalmente l'idea: una pentola alta e capiente per il montare il bianco d'uovo e l'insalatiera per il resto. I bianchi sono andati lisci, l'insalatiera l'ho patita. Man mano che aggiungevo ingredienti il livello s'innalzava di pari passo alla mia ansia che strabordasse. Sono arrivata quasi al bordo, ma ci è stato tutto. Una goccia di vaniglia in più e avrei dovuto appellarmi ai vicini! L'assaggio da crudo ha superato le mie aspettative: leggero ma saporito. Ora è in forno a completare il suo destino, e rilascia un dolce aroma newyorkese. Vediamo, se funziona vi passo la ricetta (sempre che amiate il genere).
Misa voleva annullare tutto, per paura che l'incontro diventasse una "veglia", ma io ho insistito, non trovando giusto che stessimo tutti nelle nostre case, soli, a rimuginare sul perché non abbiamo fatto "festa". Può sembrare insensibile, ma cosa sarebbe cambiato? Tanto, mia sorella vuole stare sola, dorme tutto il giorno, e da queste parti la cultura vuole che le visite si limitino ad una passata veloce (un tempo mi pareva normale, ora mi sembra tremendo, scoprire il calore italico in queste situazioni non permette più di tornare indietro). Quindi perché non trascorrere qualche ora insieme, godere della compagnia di altre persone, vivere.
Già mi tocca andare dai miei lunedì, non avendo trovato giustificazioni per non farlo, almeno domani desidero, ho bisogno di alleggerirmi la testa, vivere come una persona normale, i giorni, le ore, gli attimi.
Qualche giorno fa dissi che avevo davvero voglia di un abbraccio, beh ora pagherei per averne uno. Niente di particolare, solo un altro essere umano che mi prende un momento tra le braccia e stringe forte. Ho stretto forte, a turno, tutta la famiglia. Nessuno ha stretto me. Io sono la guida, la forte, quella che sa come fare, che trova soluzioni. Non cambia mai nulla. Cambio io, spesso non rispondo, spesso lascio correre perché ormai non mi faccio più intrappolare, ma cazzo se mi sento sola. Non fa neppure male, è solo un grande vuoto al petto. Ma nonostante questo, sento che da lontano c'è chi mi è vicino, e anche se sembra poco, sento un poco d'affetto che mi aiuta a riempire un angolo di quel vuoto.
Ecco, il Cake è pronto... vi farò sapere se si tratta di delizia o supplizio, anche perché la mia specialità è il cibo orientale, non certo i dolci. Ahi me, in cosa mi sarò impegolata...