Ricerca personalizzata

Preferenze Di Sistema

Questo blog non ha controindicazioni note, non entra in conflitto con altri sistemi ad eccezione dei sistemisti estremi. E' vietata la lettura ai maggiori di età variabile ma non intende indurre alla crescita di nessuno. Non comporta modifiche nella selezione naturale della specie e non emette radiazioni nocive. L'interazione é accettata da chiunque non abbia altro da fare. I reset verranno esclusi automaticamente dal sistema di monitoraggio interno. Non consumare prima dei pasti.

lunedì 15 marzo 2010

Ritratto di famiglia

1957: una donna che oggi verrebbe definita tarda adolescente pattina felice con le scarpe su di un lago ghiacciato, in Svezia, con a fianco colui che sposerà il giorno dopo. Felice si lascia andare, tanto quanto permettono i tempi di allora, a gesti di gioia e divertimento spensierato. Poi si dirigono con gli amici a cena, si festeggia! Domani ci si sposa. Ed ecco la donna in abito bianco che esce dalla chiesa, sorride al marito, sorride alla cinepresa imbarazzata, sorride alla vita.
1959: Pisa, la stessa donna a braccetto con un altro uomo sulla torre pendente, lo guarda con adorazione, con i sogni di un futuro da costruire alle porte. Ecco l'uomo giusto, ecco il mio futuro. 
Poi Firenze, Roma, Venezia, St. Moritz, S. Margherita Ligure, Portofino, belle auto, viaggi sui primi aerei, il mondo negli occhi, gente felice che ha visto la guerra ed ora si gode la pace, l'agiatezza, la Bella Vita degli anni '60, pieni di speranza, convinti che il mondo sarebbe stato il loro regno, che non li avrebbe mai delusi. Un gruppo di amici inseparabili, ricchi, spensierati, come si doveva essere. 
Poi la solitudine, restare a casa mesi da sola, perché per restare ricchi si doveva lavorare, andare all'estero, per mantenere lo stile di Vita servivano soldi: ruolo del padre, del marito. E la madre aspetta, sola. E la madre s'innamora di nuovo, di chi le sta accanto e non se ne va per soldi, e il marito la scopre e la minaccia di portarle via tutto: casa, figlia, soldi, vita! Lei rimane, le rimane la casa, le rimangono i soldi, ma muoiono i sogni. Gli occhi si spengono giorno dopo giorno. Altri figli, aborti, morti e non solo i sogni. La donna sconfitta dalla vita, da se stessa. La vita si spegne, gli anni passano, il silenzio prende il posto degli amici, la solitudine unica compagnia quale punizione per aver amato. L'anziana signora ha imparato a non pensare più, a non credere più nei sogni, rimasta sola nessuno le ha detto che poteva tenerli, i sogni. Ha perso come figlia, come moglie, come madre, coma amica, come amante, come sognatrice: ha perso la vita. 
Gli anni '60 sono rimasti in lei per un po', ricordi dolce-amari, poi si sono dissolti nella vita che non voleva. Voleva spensieratezza, gioia, famiglia, qualcuno che si prendesse cura di lei. La cinepresa inquadra ora la donna che guarda l'ultima figlia con distacco, non la voleva, non voleva nemmeno più la vita. La famiglia un disastro, la vita vuota, il silenzio nel cuore. Nipoti nate con un vagito già condannate alla solitudine di cuori inariditi nei silenzi, nei taciuti sbagli non compresi e non affrontati, nei segreti di una vita che ha chiesto tutto ed ha ottenuto niente. 
Ora i vecchi amici sono morti, li ha portati via il tempo, uno ad uno. L'uomo che portava i soldi é un guscio vuoto d'amarezza che non capisce dove é rimasto tutto quello che pensava di aver creato, la donna non riesce neppure più a ricordare di essersi sposata già una volta, prima, in un'altra vita. Non ricorda più nulla, perché con i ricordi tornerebbero i sogni a lacerarle l'anima. Lei dice che l'anima non ce l'ha più. Dice che bisogna andare a 30 perché altrimenti si prende la multa. Dice che bisogna cambiare il decoder altrimenti l'uomo, senza tele, la rende matta. Dice che non importa... cosa? Ah, niente, niente importa. 
Una donna che é stata appesa fuori dai camion a fare pipì mentre i russi li inseguivano, che ha visto le bombe distruggerle il mondo, ucciderle il padre, che ha visto ricrescere il prato sui cimiteri e ha provato a coglierne i fiori. Ma i fiori sono appassiti, e non ha avuto la forza di piantarne altri. E così ha dato fuoco al giardino, per non cadere in tentazione. 
Ma forse, qualcuno di noi, é riuscito a farsi crescere i petali, anche nella terra bruciata. Forse qualcuno di noi é riuscito a sopravvivere nonostante la desolazione. E crescere, e rinascere, e credere che c'é sempre un domani, nonostante chi gli ha insegnato che non c'è. 
Mia madre vive, anche se ha scelto da anni di morire dentro. Mia madre é morta prima che nascessi, eppure é mia madre. L'unica che ho. E guardarla continua a farmi pensare al profumo che aveva, al nido che avrei voluto e mai ottenuto. E' mia madre...

Lettori fissi