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Preferenze Di Sistema

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lunedì 8 febbraio 2010

Nuova Avventura


Inizia l’avventura…
Questo pomeriggio mi sono state consegnate le chiavi di casa, e così sono già riuscita a portarvi le prime cose (un letto ed un tavolo con sedie da cucina). In pochi attimi quel bel dueemezzo si è trasformato nel caos, un caos in cui devo ammettere mi trovo molto a mio agio. Cartoni, scatole, legno, chiodi, avvitatori e colori, pennelli, secchi. Tutto l’occorrente. Il tavolo e le sedie sono già montate, l’unico pezzo che non proviene dalla mia seconda casa: l’Ikea. E devo ammettere che la differenza è notevole, malgrado la minima differenza di prezzo. Non solo il fatto che il legno è vero, e non impiallacciato di betulla, ma anche le viti, le brugole e tutto il necessario ha decisamente un aspetto diverso. Nulla da togliere al mio negozio preferito (per forza e per amore!), ma è tutta un’altra storia.
E quindi, mi ritrovo a montare mobili. Ancora. La differenza questa volta sta nel fatto che sono miei, che sono a casa mia, e che l’unica ragione per cui li posso “perdere” è la mia dipartita. Tiè!
Non nascondo una certa malinconia nel fare il tutto. Il pensiero era sempre là, a quella parete che ho dipinto con le lacrime agli occhi e al divano che ho montato con la speranza che non riuscivo a trattenere. Poi ci si è messa anche la radio (non lavoro mai senza musica!), a passare la Pausini: “Con la musica alla radio”. Ma sa bene cosa significa per me (fu noi) quella canzone, e certo è che in quel momento mi si è sciolta la mano e non sono riuscita a proseguire. Ho dovuto fermarmi un attimo, fumarmi una sigaretta sul mio nuovo balcone vista montagne, e prendere una notevole quantità di fiato. Tant’è, il detto dice di non piangere sul latte versato… ma come si fa? Qualcuno ha dei consigli da darmi? Sono un po’ a corto di risorse. Quell’organo a cui vengono attribuite tutte queste emozioni si fa i fatti suoi. Io gli parlo, gli sussurro parole dolci, ma lui non ne vuol sentir parlare e fa quello che vuole. S’intromette sempre, non tace mai. Spinge, spinge e spinge, ed io provo a resistere, ad accettare, a lottare, ad arrendermi…niente. E’ come avere un deposito di fuochi d’artificio nel petto, tutti accessi ovviamente!
Ma torniamo a me, al mio trasloco. Ho scelto i colori: una cosa azzardata che si chiama hot red per la camera da letto e cappuccino per la sala, più una striscia di hot red da aggiungere alla cucina (troppo bianca) e poi vediamo come viene. Domattina ho un corso obbligatorio per disoccupati (suona bene vero?) in cui mi saranno spiegati diritti e doveri dei senza lavoro. Poi mi rilancio a casina a portare avanti le cose. Voglio finire il prima possibile per poter prendere i miei tesori (Poldo e Olivia), che mi mancano da strazio. Poverini, anche loro, sballottati da Milano alla Liguria alla Svizzera, da cui sono stati presi. Anche per loro un ritorno in patria! Certo per Poldo dovrò trovare un sistema per ingabbiarlo nel balcone, perché quello dei vicini è pericolosissimamente vicino e sono al primo piano, il che significa inventarmi qualcosa di più furbo di lui, il che non è per niente scontato quando si tratta di evasione felina.
Il divano arriva venerdì, ma sarò impegnata a Milano, quindi dovrò spostarne il ritiro a lunedì (sperando nell’aiuto di mia sorella e della sua auto), tra dieci giorni mi allacciano TV, internet e Telefono e quindi sono sulla buona strada verso l’emancipazione solitaria. 
La casa mi piace, inizio a sentirla mia, cosa che mi capita sempre quando inizio a metterci le mani (nel verissimo senso della parola) e a renderla a mia immagine, e questo è un bene, perché avere un posto in cui sentirmi almeno un po’ a casa è essenziale, avere un posto in cui posso avere intimità e silenzio, senza continue richieste ed intrusioni diventa ogni giorno di più essenziale.
Per carità, mia madre è migliore del previsto (per quanto questo termine le si possa affiancare) ma proprio non conosce il concetto di privacy. Il suo DNA non lo contempla ed è davvero pesante. Mio padre addirittura ieri, a pranzo, vedendo che non riuscivo a mangiare, mi ha chiesto “non hai fame? Ma hai qualche preoccupazione? C’è qualcosa che ti preoccupa?” No papà, sono contentissima di raccogliere le briciole della mia vita, di tutta la mia vita, anzi, non vedevo l’ora di trovarmi con il cuore spezzato, in un luogo in cui non vorrei essere, disoccupata, in fase di divorzio, e con il cuore che impazzisce per qualcuno che non posso avere al mio fianco. Perché dovrei avere lo stomaco chiuso, in effetti…
Per quanto riguarda il lavoro, sembra che il primo concorso a cui ho partecipato sia andato bene, ho superato almeno la prima fase e questo non è male. Chissà che finalmente le cose non girino…

E chissà che non ci sta comunque bene aggiungere questa canzone, a cui il mio cuore è appiccicato...



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