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giovedì 18 marzo 2010

IlluminazionE

Fu una settimana incredibile, tranquilla e sconvolgente allo stesso tempo... 
Al ritorno andarono tutti a mangiare in un ristorante con amici intimi. Una serata divertente, coinvolgente, di quelle a cui si mette una stellina sul diario dei ricordi. Capitò solo una piccola stranezza... una di  loro alzò un poco il gomito, tanto da non essere mai stata vista stare così da nessuno dei presenti. Niente di trascendentale, ma decisamente sopra le righe. Li fece ridere, anche se qualcuno un poco si preoccupò. Ma le giornate passarono e l'episodio venne menzionato sempre in modo allegro. Fino a quando la persona a cui erano venuti dei pensieri a riguardo non capì, con ben sette mesi di ritardo, a cosa fosse dovuto quell'eccesso. E fu una pugnalata. Peggiore di quella che ebbe quando gli disse che, il giorno del matrimonio pensava ad un altro amore. Forse perché quando disse quelle parole l'interessato già lo sapeva, e risuonarono solo come una conferma
Lo sposo chiese alla sposa di sposarlo 3 anni prima, perché per lui il matrimonio era una cosa importante: rappresentava un impegno, era un segno ultimo di fiducia verso la persona che aveva accanto. Il gesto più importante che potesse immaginare. La pensava così solo lui, ma per lui rappresentava un gesto per ufficializzare un impegno, una famiglia su cui contare. E sì, anche quello che non aveva mai avuto. Aspettarono tanto perché lei voleva farlo nel momento migliore, quando le loro vite sarebbero state serene, il loro amore certo, solido, importante. Lui ci mise l'anima per raggiungere tutto questo, tutte le sicurezze che lei desiderava. L'equilibrio. E dopo molti saliscendi raggiunsero quello che lei definì il loro "periodo migliore". E decisero che era giunto il momento di sposarsi. Poi andarono in vacanza con un'amica. E lui fu felice, perché era la prima amicizia che si creava da quando si era trasferito in quella città straniera. L'amicizia diventò intensa, spontanea, profonda, reciproca. Lei iniziò a farle le coccole a lume di candela, a darle attenzioni e lui la trovò dolce. E trovò dolce anche l'amica. Poi iniziò a vedere che l'amicizia andava troppo in profondità e ne parlò con la sua futura moglie, che addusse all'amica un'attrazione per noi, per la nostra relazione. Una forma di "gelosia". 
Dopo quella sera, al ristorante, le cose divennero diverse, lei iniziò a divenire più fredda, scostante, razionale. Niente più amore, sesso, contatto.
L'amica partecipò al loro matrimonio, momento in cui lui fu felice della sua presenza, di poter condividere con lei un momento che aspettava da anni. Lei, al contrario, fu assente, nervosa, rabbiosa. ma lui la perdonò, pensando fosse il solito nervosismo da impegno importante... Anzi, cerò tutto il giorno di alleggerire l'atmosfera. L'amore era grande. Si era sposato, ed era quello in cui credeva


Poi il mondo si capovolse, e l'amica divenne sempre più presente, più profonda nei cuori della coppia... Lui ne parlò spesso alla moglie, le disse quello che sapeva l'amica provava e quello che provava lui. Ma la moglie continuò ad ignorare questi discorsi, a dire che erano immaginazioni, meglio, allucinazioni collettive. E quando l'allucinazione li travolse tutti, furono trasportati via dall'amore, dalla paura folle di perdere l"amica" così speciale. Si strinsero, si trattennero per ore, e poi l'amore li travolse e spensero le menti. Lasciarono parlare i loro corpi, i loro cuori. Ed il mondo precipitò, si capovolse, andò tutto sottosopra. La moglie smise di avere attenzioni per il marito, ma lo negò sempre. Il marito credette di poter reggere la situazione, di poter riuscire a far prevalere l'amore, perché insieme ci sarebbero riuscite. Ma non erano più insieme. Non erano più insieme da quella cena in cui la moglie alzò il gomito, senza sapere perché... Ed ora il marito ha compreso perché lo fece. Bevve per dimenticare... dimenticare l'amore che aveva a fianco cercando di ricordare l'amore che aveva davanti. Ci provò per mesi, negando a se stessa che non amava più il marito. Ed il marito fu cieco, dava spiegazioni razionali perché non poteva sopportare la verità, anche se la cercava, non si permetteva di vederla. Continuò a credere di essere insieme, tutti insieme, anche se oramai sapeva che non era così. Ma come accettare che quasi sette anni di relazione, di difficoltà a fidasi, a credere che anche per lui ci fosse qualcuno di speciale al mondo, fosse finita? Dove trovare il coraggio per affrontare la paura più grande presente nel suo cuore: essere abbandonato, ancora, dalla persona che amava. Sapendo che avrebbe perso anche la seconda, che gli fece le stesse promesse, a cui credette da subito, come uno stolto, solo per la provenienza comune da una vita di solitudine e sofferenza... E gli salì la rabbia, la depressione, si spense sperando forse che passasse, che un miracolo cambiasse ancora le cose. E così facendo permise alla moglie di allontanarsi definitivamente. La mise con le spalle al muro, pretese finalmente onestà, e ne fu trafitto. Dopo giorni di attesa, alla fine fu lui a dover prendere la decisione di andarsene, perché la moglie, fino all'ultimo, non ebbe il coraggio di ammettere la verità. E l'amica non ebbe il coraggio di confessare il suo cuore. 
E lui andò a costruirsi una nuova vita, gli fece male, lo trafisse un dolore che sperava di non dover più provare. Il senso di tradimento da parte di chi amava. Eppure accadde. 
Trascorse settimane terribili, poi lentamente riapparve un raggio di luce, piccolo, fragile, ancora freddo. Ma quel raggio divenne lentamente più forte, fino ad iniziare a scaldare. Eppure, capire il perché quella sera sua moglie preferì ubriacarsi piuttosto che essere onesta, con se stessa e con chi aveva amato, lo trafigge. L'amore finisce, succede. Ma questo fu prima. Quando ancora si poteva essere onesti, rispondere "no" alla domanda posta più volte in quei giorni: "sicura che mi vuoi sposare, mi sembri strana". Sarebbe stato adulto, responsabile, consapevole. Avrebbe fatto male, ma lo ha fatto comunque. Avrebbe potuto non dare al marito del pazzo per mesi...
E il marito avrebbe dovuto volersi più bene, avere più fiducia in sé, non avrebbe fatto tutte quelle cretinate, quelle scelte sbagliate. Ma non volle vedere neppure lui, perché vedere avrebbe significato essere traditi; non dalla fine di un amore, ma dalle bugie, dal fatto che non era abbastanza rispettato da meritare onestà. 
Il marito ora inizia a conoscere nuove persone, lo fa volentieri, con curiosità, eppure l'idea che qualcuno possa penetrare ancora il suo cuore... se ascolta il suo cuore dice che no, non potrebbe sopportarlo. Amici, amanti, amore no. 
Era un lupo solitario, chiuso in sé, e si fidò ad uscire dal guscio. Ma ora preferisce tornare ad essere lupo solitario, il cuore può andare agli amici, agli sconosciuti, ma altri cuori nel suo non li vuole. 
Hanno diviso tutto, libri, elettrodomestici, soldi, mezzi di trasporto, ma il cuore, l'amore é rimasto a lei, a loro, rubato dal tradimento dell'onestà.

Non ho voglia di rivederla. Non ho voglia di sapere che Ma é a qualche centinaia di metri da me, le ferite si stanno chiudendo, eppure riescono sempre a riaprirle, a fare uscire ancora gocce di sangue. 
Perché ho scritto ciò? Perché pratico la consapevolezza, ed é quello che provo ora, in questo momento. Domani devo alzarmi alle 5.40 per rientrare alle 22, e devo passarci l'intera giornata, e sabato anche, e siccome non sono passati anni, ed io non sono assolutamente perfetta ma molto emotiva, sento ed accetto quello che provo. Accetto l'amarezza, il dolore, la consapevolezza dei mesi in cui ha preso in giro se stessa e me. E perché penso che dopo così tanti anni, e dopo un matrimonio non voluto, meritavo più onestà. Io meritavo che la persona che ho sposato facesse uno sforzo per guardarsi dentro, invece di razionalizzare.  Certo, dopo é facile parlare, lo so. Per questo pratico la consapevolezza, per imparare a capire cosa provo in ogni momento, per non prendere mai più in giro nessuno, in amicizia, sul lavoro, con gli estranei, in solitudine. Ora sono questo. Domani non lo so, ma so che domani mi fa paura, e che richiederà molta presenza. Poca fuga, poca ragione. Un tuffo nella mia emotività, per imparare a viverci dentro. Io voglio migliorare da tutto questo. Ho fatto errori, ne farò altri nella vita, ma voglio evitare di fare sempre gli stessi, usare questo dolore per capire, crescere, non dare ad altri sofferenze che non meritano. Utopia? Forse, ma almeno ci provo.

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