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Preferenze Di Sistema

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lunedì 1 marzo 2010

IL cervello non é un muscolo

Eccomi qui, in tutto il mio splendore! 
Mia sorella mi ha chiesto una mano per portare a casa 60 pali in cemento (piccolini, solo 6 cm!). Io dico perché no, non ho niente da fare, mi tengo occupata, i lavori fisici mi piacciono perché scaricano... andiamo. 
Ci troviamo all'ikea per il noleggio del furgone e partiamo alla volta dei pali. L'ottimismo di mia sorella ci ha fatto prendere il furgone per 2 ore, il che voleva dire un ora per caricare la merce. Dopo il primo palo ho pensato: impossibile! Infatti abbiamo impiegato 2 ore solo per caricare la metà dei pali, ognuno di almeno 35-40 kg, lungo, impossibile da trasportare da soli. Inoltre andavano portati su per una scalinata e poi fuori nel furgone. Ho le braccia che ancora tremano, fascicolazioni muscolari per tutte le gambe... 
Eppure, non mi sono sfogata. Ci ho dato dentro, ne ho addirittura portati da sola quando Misa era occupata pur di far fuori l'energia e il malessere, ma non riuscivo mai a tenerlo lontano per più di qualche secondo. Non c'é verso. Nemmeno la fatica fisica mi aiuta, e anche questa é una novità. In genere, dopo qualche attività stavo meglio se ero giù, o depressa; ora non serve a niente. Alla fine il senso di vuoto rimane lì, saldo e costante. Un senso di inutilità che pervade le ore ed i minuti. Mi sento senza scopo, senza obiettivi, senza niente. Continuo a chiedermi perché vivo, che senso abbia la mia esistenza a questo mondo... la risposta dovrebbe essere per me, ma io, sola, non sono. Non ho nulla, non ho ragioni per dare un senso alla mia esistenza, solo dolore. 
Vorrei potermi strappare il cuore dal petto e gettarlo nel fuoco, vederlo bruciare tra le fiamme dell'inferno, sciogliersi, sparire in cenere. Sentire il petto vuoto, non provare più nulla, non sentire più il senso di tradimento profondo che provo, il senso che tutto quello per cui ho lottato, tutto quello in cui ho creduto, per cui ho versato sangue e lacrime é stato inutile. Anni di lotta, anni di messa in discussione, di crescita, di cambiamenti, anni di disperazione superati, per giungere a questo. Al nulla più totale, al niente. Alla non esistenza di un corpo che respira, ma é morto dentro. E non vuole più rinascere. Non vuole più sentire, non vuole più sperare perché non c'é nulla da sperare, nulla in cui credere. In pochi mesi ho perso il lavoro che amavo, ho perso la città in cui vivevo, l'amore, gli amici, le sicurezze, i sogni, le lotte, tutto quello che avevo impiegato anni a costruire, primo fra tutti la speranza che la vita avesse un senso; tutto perché ho creduto nell'amore, ho creduto che ci fosse un modo, anche quando intorno a me non ci credevano ci ho creduto per loro. Per amore loro sono andata avanti a credere, anche quando ero stremata. 
Ora non credo più a nulla. 
La vita rimane un involucro vuoto in cui serve possedere ed esibire, essere non é più una necessità. Basta avere. E avere le carte giuste. Al momento giusto. Altrimenti veniamo riciclati con altro. Non sono fatta per quest'epoca, il mio karma si é sbagliato, non sono fatta per questa vita. Cerco una ragione, una sola, che non sia per il domani, perché io non vivo domani, io vivo oggi. Oggi mi serve una ragione per esistere, domani é qualcos'altro. Domani é domani. Oggi respiro, oggi sono viva, oggi mi nutro di sofferenza. Del domani non m'interessa niente. Quando hai la pancia piena é facile dire che capisci chi ha fame...

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