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mercoledì 31 marzo 2010

Di tutto un po'

Bella giornata, intervallata solo di rado da qualche nuvola residua che faceva il suo percorso verso altri lidi (speriamo per un po'). Ho incontrato un'altra persona conosciuta su meetic, ma di questo parlerò poi, oggi vado a ruota libera. 
La foto ritrae il lago Maggiore, da Locarno, dove sono stata per più ragioni, ed ho voluto cogliere l'occasione per imprimere questo momento, questo sprazzo di lago e monti, ancor divisi tra l'inverno e la primavera, in un giorno in cui restano in lontananza i fiocchi caduti ieri e sul lago si respira aria primaverile, mite e leggera. Una piccola pausa dopo un altro incontro speciale con qualcuno a cui mi sono rivolta per aiutarmi a superare alcune difficoltà. Niente buddismo questa volta, ma nonostante questo ottimi risultati. 
Ho scelto di affrontare ciò che mi rimaneva ostile, e come al solito quando trovo il modo di andare a fondo di alcune cose ne sento immediati benefici. Più leggerezza di spirito, più serenità, indipendentemente da quanto possa risultare difficile l'approccio, il risultato inizia a crescermi dentro. A volte mi serve che qualcuno tracci delle linee che io non riesco a vedere, immersa nella mia vita e nelle mie esperienze, qualcuno di "nuovo", che non ha legami o non voglia nulla (si in effetti il mio lavoro!). Questa volta le linee tracciate hanno esposto un disegno alquanto diverso da quelli tracciati finora, non grandi rivoluzioni, ma piccoli spostamenti in grado di risultare in un altro quadro, e in grado di liberarmi da nodi profondi, che hanno fatto stare male me ed altri. E spesso per colpa di nessuno dei due. Quindi mi sono rilassata a bordo lago, mi mancava molto l'acqua, a Lugano non mi ero ancora presa la briga di fermarmi al lago, forse per timore di risvegliare ricordi dolorosi. Oggi me lo sono concessa e ne ho goduto. E forse ho finalmente tolto almeno uno dei tanti veli che annebbia la mente. Una dolce sensazione di un peso tolto. Di un attimo vissuto appieno. Ci voleva, dopo una serie di giorni in cui ero oberata di attività e di operai che alle 7.30 spaccate (siamo in Svizzera no?) iniziavano a trapanare il balcone e le finestre di tutta le casa. Il silenzio che generalmente godo in casa mia è supremo, paragonato soprattutto al caos di Milano. 
Mentre andavo dal parcheggio a casa ho trovato per terra un uccellino, a prima vista sembrava morto e mi sono intristita, poi ho visto un movimento e mi sono avvicinata. Era vivo! Ho cercato di capire cosa avesse, e in men che non si dica era sul palmo della mia mano, dove si è accoccolato con naturalezza. Inizialmente ho guardato basita, non capita spesso che un uccellino si posi volontariamente in mano a qualcuno, poi mi si è aperto il cuore. Non sapendo cosa fare l'ho tenuto così per un po', a vedere cosa avrebbe fatto... si è messo a dormire! E mo'? Ero in mezzo alla piazza del paese, con un cartone di libri posato a terra e un uccellino dormiente nella mano. Due gatti che non vedrebbero l'ora di risvegliare l'istinto da cacciatori in casa... che faccio? Ho atteso. Non so quanto, ma dieci minuti ci sono rimasta di sicuro. Poi ha aperto gli occhi, mi ha guardata, ha mosso un poco le ali, ed ha chiesto di essere messo giù (ok, diciamo che ci ho messo un poco di immaginazione). L'ho adagiato su di un piccolo cespuglio vicino a casa, ha sbattuto ancora le ali ed è saltellato via... Che dire? Esperienze...

A questo si aggiunge la parte meno rosea della giornata, il rientro vero e proprio al domicilio, dove mi attendeva una chiamata da perte dei parenti stretti. Domani mattina ricoverano mia sorella, di nuovo, perché sembra che il fegato abbia qualche intoppo di troppo, di nuovo. Quindi guarda caso arriva la richiesta che aspettavo con ansia dal mio rientro in Elvezia: tieni la piccola?! So che per i non addetti può non significare molto, ma io non parlo con mia sorella da due anni, e non è che prima andassimo d'accordo, e i miei cercano di affibbiarmi la piccola (contro cui non ho nulla di personale) dal mio rientro, e che indirettamente è stata "causa" dei disaccordi. Potrò mai dire di no? Ovvio che no. Certo che se le cose si mettono male, che dire, questa cosa mi preoccupa ed intristisce. Ho scoperto che in pali, o in sanscrito, non ricordo più, il cognome della mia famiglia significa Illuminazione! Quanto mai un termine si addice poco ad una situazione... d'illuminato da noi ci sono solo le scale di notte e il terrazzo in agosto sotto il sole. E non credo che questa storia avrà una fine migliore, neppure se mia sorella dovesse sopravvivere, di nuovo. Si perché stando alla sua anamnesi avrebbe dovuto morire già un centinaio di volte. Forse è per questo che non riesco più a prendere l'eventualità come reale... 
Come avevo detto: di tutto un pò.

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